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Scout, la lunga marcia dei 1.200

Genova - Il coraggio della Resistenza e quello di una proposta, lo scoutismo, che seppure su piani ed epoche diverse hanno tentato di lavorare controcorrente. Per dirla alla De André “in direzione ostinata e contraria”. Attraverso questo doppio percorso, compiuto zaini in spalla tra Caprile, Antola, Righi e centro storico, il “clan” degli scout dei gruppi Genova 23 e Genova 48, entrambi della Valbisagno, ha voluto interpretare il tema della grande Route nazionale - in programma in tutto il Paese dall’1 al 10 di agosto -: il coraggio.

Un evento, la Route nazionale del movimento scout, rivolto ad adolescenti e ragazzi dai 16 ai 21 anni e diviso tra una prima parte “itinerante”, conclusasi ieri in 456 località italiane, e un campo fisso conclusivo a San Rossore, trasformata per l’occasione in “città delle tende”. Questa ex tenuta presidenziale in provincia di Pisa sarà teatro di un finale importante, perché - domenica - vedrà anche l’arrivo del primo ministro Matteo Renzi, i cui trascorsi scout sono ben noti, e del presidente Cei Angelo Bagnasco, un tempo assistente ecclesiastico di un gruppo di Albaro.

Cit. Articolo de il Secolo XIX del 6/08/2014

Genova e la Liguria stanno partecipando in maniera attiva, all’avventura della Route nazionale, terzo evento di questo tipo dal 1975 a oggi. Sui 30 mila ragazzi e ragazze provenienti da quasi 1.500 differenti gruppi locali (ospiti dell’evento anche 200 giovani provenienti da Paesi europei, arabi, africani), gli scout liguri sono 1.200. La prima fase dei campi itineranti, conclusasi ieri, ha visto arrivare nella nostra regione 49 gruppi provenienti da venti regioni italiane. Gemellati ad alcuni gruppi liguri, che a inizio anno hanno scelto di ricoprire il ruolo di “ospitanti”, e quindi di guidare altri ragazzi e ragazze alla scoperta dei propri luoghi, hanno vissuto esperienze diversissime che partendo dallo stesso tema, il coraggio inteso come «momento per diventare i protagonisti del cambiamento, costruttori del futuro», hanno percorso punti diversissimi del territorio. C’è ad esempio il gruppo che ha percorso l’alta via tra la Val Fontanabuona e il Monte di Portofino, quello che ha coperto la distanza tra la Madonna della Guardia e il Monte Beigua, il gruppo che ha vissuto la bellezza del tracciato tra Levanto e Portovenere, quello che ha si è fatto guidare alla scoperta del Centro storico genovese e dei Forti.

I rover e le scolte (così si chiamano i ragazzi e le ragazze della fascia d’età compresa tra i 16 e i 21 anni) dei due gruppi della Valbisagno, hanno rivestito in questo evento il ruolo di “ospitanti”, facendosi guide di un cammino itinerante che, in questo specifico caso, ha coinvolto anche i ragazzi di un gruppo di Palermo e di un altro collettivo di Rimini. «Un’esperienza meravigliosa - spiegava ieri Tommaso Vaccaro, genovese, uno dei “capi” che hanno gestito l’evento - l’atmosfera che si respirava era di quelle da ricordare, e non ci sono stati imprevisti di sorta». Se non quello della scarsa preparazione degli ospiti siciliani , «che non si attendevano, ma del resto anche noi non avremmo potuto immaginarlo, di patire temperature così basse in pieno agosto».

Lo scout cammina e riflette, lo scout non si limita a camminare. L’associazione è dichiaratamente cattolica, ma la preghiera è uno degli aspetti della proposta, non il suo centro. La strada è metafora della vita, della crescita dei ragazzi, e coniugarla con esperienze come questa, in grado di allargare gli orizzonti oltre i confini regionali, vuole rispondere anche all’esigenza di muoversi all’unisono, scout liguri come emiliani o pugliesi, verso un’unica direzione. Nel caso dei gruppi gemellati nell’esperienza guidata dal Genova 23 e dal Genova 48, inoltre, si è trattato anche di proporre una vera e propria immersione nella storia e nelle origini dello scoutismo in Italia.

Dalla Superba, si può dire, iniziò tutto. Nonostante gli annali ricordino una fugace esperienza scout tenutasi a Bagni di Lucca, la prima forma di scoutismo organizzato nacque a Genova, quando l’insegnante Mario Mazza e il fondatore del Genoa sir James R. Spensley (a Genova come medico per gli equipaggi della marina inglese) si incontrarono e iniziarono a confrontarsi su un metodo nuovo per l’educazione dei ragazzi. Mazza aveva già avviato un’esperienza di questo tipo senza chiamarla scautismo (le Gioiose), Spensley lo ispirò ad aderire al metodo proposto dall’ex generale inglese lord Baden Powell. La prima “Gioiosa-scout” nacque nel chiostro delle Vigne, ancora oggi cuore della spiritualità scout, nel ’16 furono poi celebrate le prime “promesse” d’Italia al Palazzo del Principe. Ieri, quasi cent’anni dopo quell’evento, proprio alle Vigne, era un gran pullulare di rover e scolte che hanno concluso la prima parte della loro Route nazionale. Oggi tutti in viaggio verso San Rossore. Dove Renzi non passerà inosservato, no. Ma sarà uno dei tanti.